giovedì 12 aprile 2012

Dichiarazione d'amore alla mia terra

Perdonate l'assenza, ma ogni tanto ho le paturnie e allora non mi va di scrivere, di mangiare,ma solo di rotolare come un panda, dormendo e maledicendo le canne di bambù messe troppo lontano. O mi metto come un koala  attaccata al Rufo o a Lucia. O ad AlexV. Il senso è che non ho voglia di fare nulla che non sia stare con le persone amate e care. Una cosa semplice semplice semplice. Come regredire ad un livello neonatale insomma.
Eppure quando ho le paturnie non c'è nulla di meglio che andare a vedere il mare o la campagna.
Il motivo è che io amo la mia terra. Nonostante io non l'abbia mai lavorata e non sappia dare i nomi alle piante che la popolano (a parte quelle facili),  io per la mia terra ho un attaccamento viscerale.
I miei bisnonni hanno tutti lavorato la terra. Dei miei nonni solo nonna p ha conosciuto il dolore della schiena curva tutto il giorno, dei geloni e del freddo d'inverno, de sole impietoso d'estate. L'ha conosciuto da quando è stata abbastanza grande da reggersi in piedi e poter dare una mano. Per questo motivo siamo una delle poche famiglie che non ha un appezzamento di terra da coltivare nel tempo libero: nonna non voleva che conoscessimo mai quella fatica. Così la campagna per me è sempre stata solo svago, passeggiate e libertà. Eppure io la mia terra la sento dentro. Quando torno da Roma in treno ed arriviamo sul tavoliere il cuore mi si apre. Perchè io vengo da lì, da quella terra rozza e gialla, con venature di pietre che ogni tanto escono allo scoperto. Appartengo agli ulivi grigi che si contorcono ed abbracciano terra e cielo. Sullo sfondo il mare, che sfuma nell'azzurro e nei giorni di bel tempo si indovina l'Albania. I papaveri poi sbocciano come piccole ferite rosse, tra l'erba gialla o le pietre dei muretti a secco, dove saettano le lucertole e dormono le bisce. I carrubi sfiorano le piante di fichi d'india ed il vento soffia leggero mentre cammini in campagna. E sembra di essere gli unici esseri umani sulla faccia della terra, per il resto ci sono solo animali e piante ed in lontananza lo sciabordio del  mare. 
Mica deve essere facile la mia terra. Che non sai mai se c'è terreno o roccia pronta ad affiorare. Che il sole sa essere inclemente, ma anche la pioggia non scherza. Eppure è una terra che si prende cura di chi la abita, regalando falde acquifere al posto dei fiumi ed un olio così dolce ed allo stesso tempo che ti pizzica la gola. 
Mi piace fondermi con la mia terra. Ed allora faccio come i dervisci, chiudo gli occhi e comincio a ruotare, fino a quando non so più dove finisco io ed iniziano ulivi, terra rossa ed orizzonte piatto che promette libertà.
                                                                                                                             Midori

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