mercoledì 25 aprile 2012

Ospedali ed autostima

Andare alle visite in ospedale è una cosa che mi destabilizza sempre.
Sarà che per sbaglio mi hanno assegnato ad un'equipe dedicata ad adolescenti disturbati ed alla prevenzione del suicidio. Quindi anche se è inutile ogni volta devo riempire questionari su questionari spiegando che, no, non ho mai pensato al suicidio, no, non ritengo che farla finita sarebbe la soluzione a tutti i miei problemi, negli ultimi giorni ho pensato alla morte poche volte, qualche volta, raramente.
Sarà che è un  ospedale universitario e brulica di tirocinanti tutti intenzionati a scoprire una qualche nuova patologia psichica,e sono intenzionati a scoprirla su di me. Il pensiero che io mi faccia seguire per una cosa stupida come un esaurimento nervoso non li sfiora. Loro sono tutti novelli Doctor House.
Sarà che tutte le tirocinanti sono delle strafighe della madonna, come in Doctor House, alte e slanciate, non proprio la cosa più adatta a ristabilire l'autostima.Ed ovviamente in reparto vengono abbigliate di conseguenza, trovarne una senza tacchi e struccata è un'impresa. Roba che se becco chi mi aveva detto che gli psichiatri sono  tutti alla mano e molto sciattoni gli rido in faccia.

Ed ecco perché sono andata alla visita senza grande fiducia nell'umanità in generale e nell'umanità ospedaliera in particolare. La trafila burocratica per il pagamento del ticket è stata poi la ciliegina sulla torta, tra vecchiette strepitanti e zompatori seriali di coda. Con tanto di lite paziente cassiere, iniziata da "un'innocua" frase del cassiere ("E che c'ho io la faccia da stronzo che le faccio saltà la coda?"). 
Dopo essere riuscita a saldare i miei conti con lo stato ero in ascensore, pronta al supplizio dell'interrogatorio dell'House di turno. Pensavo ai fatti miei e mi si avvicina una signora, avrà avuto una sessantina d'anni.
-Dottoressa, mi scusi...
-Che? Io?
-Si, un'informazione...
-No guardi, sono una paziente.
-Ah, mi scusi, mi era sembrato...
Imbarazzante silenzio da ascensore. Io arrivo al piano. Che è lo stesso della signora. 
Usciamo dall'ascensore.
-E comunque lei ha dei bellissimi capelli.
La signora ha acquistato punti.
Dopo la visita, durante la quale ho continuato a convincere i tirocinanti che non sono più pazza della media del resto del mondo e che non ho nessuna rara sindrome, sono tornata all'ascensore. Questa volta, con me c'era un medico, ma uno di quelli che sapete, no, un medico papà orso, con barbone ed occhialetti tondi.
Il dottore mi sorride bonario.
-Allora, signorina, come si sta trovando qui col tirocinio?
-Veramente non studio qui.
-Mi scusi, è che sono tanti gli studenti, uno non li riesce a conoscere mica tutti.

Il tipo mi aveva scambiato per una di quelle specializzande strafighe. La mia autostima è schizzata decisamente alle stelle. 
Forse andare all'ospedale non è così male.
Forse.

                                                                                    Midori

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