martedì 26 giugno 2012

La Midorea (che più che un viaggio epico sembra una malattia sessualmente trasmissibile)

Il ritorno a casa è sempre un'avventura.
Come ogni avventura epica si potrebbe dividere in canti e dovrei sforzarmi di produrla in endecasillabi. Purtroppo questo non mi è possibile a causa di una "simpatica" visita dal dentista.
Mentre arrancavo sulle sale delle metro, un valigione per braccio, un tipo mi osserva. Nella mia mente già lo ringrazio per portarmi la valigia, sono già sorridente quando il tipo si avvicina e mi dice: "Sarà pesantissima quella valigia.". E se ne va. Ed io lì sulle scale, a sorridere come un'allocca. Con l'aiuto delle bestemmie riesco ad arrivare a Termini, pronta per il pranzo d'addio con le colleghe universitarie. Noi siamo donne chic: quando non ci va di andare al ristorante giapponese, ci strafochiamo al Mc Donalds. E così è stato, mentre io e la Judoka parlavamo di calcio, commentando l'Italia della sera prima, la nullafacenza di Torres in stagione e la gnoccaggine di Ronaldo.
E poi, beh, c'è stato il treno, che ogni volta rivela grandi emozioni.
Tipo, questa volta era seduta accanto ad un ragazzetto di 14 anni. 
Lui: Iphone, Mac, cuffie enormi da attaccare al suddetto Iphone,gelatino, che soffriva come un cane per l'assenza di aria condizionata.
Io: telefonino scassato, Mp3 da battaglia, libro, capello molto yeah e ventaglio provvidenziale.
-Mò, come fai a leggere? A me non piace proprio non lo farei mai.
-Dipende dall'abitudine [parte il mio tic nervoso da gnurantello radar].
-Mondiale. E già a pagina 10 stai?
- Eh [starei anche più avanti se tu non mi interrompessi].
E così ogni dieci minuti, durante tutto il viaggio.
-Ma tu che studi?
-Lettere.
-Aaaah, stai leggendo per l'università, allora.
-Veramente no [sgrunt].
Il gioioso momento in cui lui doveva scendere, si gira, mi guarda, splendideggia, caccia l'Iphone e spara un:
-Comunque piacere, io mi chiamo Pinco Panco.
La vedo l'aspettativa, lui che vuole sentire come mi chiamo, pronto col ditino su Facebook.
-Piacere. 
E rimetto la testa dietro il libro.
Da notare che è la prima volta che mi trovo ad avere il fascino da studentessa universitaria su un adolescente. Chiamatemi Luana la baby sitter.

Il viaggio si è concluso con una signora che assomigliava a Julie Andrews in Pretty Princess che mi faceva i complimenti per gli occhi. Dolcezza.
E poi, invece del romantico ricongiungimento con i miei ed il Rufo sulla banchina, ho vinto dieci minuti di attesa. Non trovavano parcheggio.
Il ritorno a casa è anche questo.
Ora scusate, ma ho due denti da togliere ed una carie da otturare. Ahi che dolor.

                                                                                    Midori

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