domenica 30 settembre 2012

De amicitia

Nella mia vita, mi sono sempre circondata di un sacco di persone per divertirmi e ridere e scherzare. Per confidarmi,invece, ne ho scelte sempre molte di meno.Ora come ora,ne ho più o meno quante le dita di due mani, equamente distribuite tra Roma e casa, e sono felice di costatare che stanno superando bene la prova tempo, e la prova distanza. Devo dire che mi è andata quasi sempre bene, con le amicizie. Insomma, col senno di adesso, non posso lamentarmi. 
Non è che io non abbia commesso i miei, di errori, nei confronti degli amici. Oh, si sbaglia tutti, e io per carattere non sono una che per un errore sbarra la porta o ti toglie il saluto. Adesso però vedo il mio errore più grande nei confronti dei miei amici, soprattutto delle mie amiche del liceo, errore che oltretutto, recidiva,ho commesso per ben due volte di fila: lasciare che l'"amore" soverchiasse l'amicizia. 
Per ben due volte,ho permesso alla mia prescelta metà di inglobare tutto il mio mondo, di diventare il mio unico mondo. Per ben due volte, quando mi innamoravo, non esistevo più per nessuno. 
Ingiustificabile, lo so.Ma ero giovine e stolta.
Non è un caso se quelle relazioni non hanno superato la prova del tempo, e non è un caso che le amicizie più strette, a casa, le abbia costruite dopo aver defenestrato Lui. 
Devo anche dire che con quelle di Roma è stato quasi più facile, le ho coltivate più sapientemente, avevo un po' più di sale in zucca.
Se guardo al passato, mi stupisco che la mia migliore amica sia rimasta al mio fianco sempre e comunque. Facendomi delle lavate di capo (fin troppo leggere!) però è rimasta.
Proprio dalla Orange, ho imparato che l'amicizia e l'amore sono due cose ben distinte, e che non è giusto che l'amore annienti l'altra: le due cose possono felicemente correre sullo stesso binario, lasciandosi spazi e tempi reciproci. Oddio, questa cosa l'ho maturata io adesso, perché per la Orange la questione è molto più elementare: l'amicizia viene prima, punto.
Io le ho ridato il giusto valore,e per certi versi mi confronto più con i miei amici che non con il MioUomo; in effetti forse dovrei fare una revisione anche della concezione che ho dell'amore, perché mi si sono creati certi paradossi che...vabbè, lasciamo stare per ora. 
Comunque, il MioUomo è il MioUomo. E poi ci sono i miei amici, che corrono in parallelo. I miei migliori amici sanno tutto di me, come il MioUomo, più del MioUomo. Che non è il mio migliore amico. E' il MioUomo, ne sono innamorata, ma amicizia e amore sono due cose diverse. Mi aspetto tanto da entrambe, e da entrambe mi aspetto anche cose diverse.
Insomma, da quando ho imparato a coltivare le mie relazioni interpersonali, da quando ho capito che io non sono certo indispensabile, e che le persone diventano amici perché è una cosa bella, bhè, caspita, mi ci impegno. E son felice d'impegnarmi, perché è davvero gratificante, proprio a livello di circuiti neuronali.
Mi rendo anche conto di essere diventata esigente. Mi aspetto che i miei amici ci siano, per me, come io ci sono per loro. Fisicamente e non. Mi aspetto comprensione, consigli, complicità. Non mi aspetto del sesso, ecco, quello no. Neanche lo voglio, visti i risultati disastrosi  che derivano dal mescolare le due cose (a volte tre, ci si infila anche l'amore). Però, come io mi metto in gioco e a loro disposizione, mi aspetto un minimo di ricambio. Anche perché sennò non è amicizia, è sfruttamento. 
Quello che non mi aspetto, è che un mio amico mi tradisca. Cioè, non da un amico amico. Posso sopportare le sviste, posso capire la differenza di carattere. Ma certe cose mi mandano fuori dal brocco.
Cioè, se succede,quando succede, mi incazzo. E non poco. Perché se ti ho raccontato una cosa, e ti ho detto esplicitamente di non dirla, bhè, eccheccazzo, allora vuol dire che non la devi dire. Soprattutto se te l'ho raccontata come confidenza, come sfogo personale, sfogo di rabbia, perché non sapevo proprio a chi raccontarla, e sapevo che il MioUomo non mi avrebbe capito (e in quel momento non volevo minimizzare, volevo proprio solo sfogarmi).
Anche perché poi, che l'hai raccontata, razza di deficiente, lo vengo a sapere. E il minimo che puoi fare, è scusarti. A me non me ne frega una beata minchia del perché e del per come, del fine che giustifica i mezzi, del fatto che tu pensavi e tu volevi e tu non immaginavi che poi e l'hai fatto a fin di bene. Che se guardiamo tutte queste cose, bada che sono d'accordo. Però il punto è un altro: TU QUELLA COSA NON LA DOVEVI DIRE. PERCHE' IO, IN QUALITA' DI TUA AMICA, TI AVEVO DETTO DI NON DIRLA. E TANTO BASTA.
Non è "Votami, ti spiegherò poi", è un "Mi sto sfogando, sei mio amico,'sta cosa te la devo dire perché voglio un appoggio, ho bisogno di un ascolto, e, cazzo, cuciti quella bocca, invece di raccontarla". Invece, per tua presunzione (e questo per tua stessa ammissione), hai pensato che tutto sommato andava detta. In questo modo, non solo mi hai mancato di rispetto (se intendevi comunicarla con tutte le buone intenzioni che mi hai detto ora, bhè, grazie al cazzo, potevi dirmele anche prima di parlare, e io ti avrei anche dato ragione), ma hai pure tradito la fiducia che avevo riposto in te. E BADA CHE MI INCAZZO PERCHE' NON E' LA PRIMA VOLTA CHE SENTO DIRE IN GIRO COSE CHE TI HO DETTO E CHE TI HO DETTO DI NON DIRE (cose, a volte, che pure mi riguardano). Ma che cazzo, ti avevo detto di non dirlo. 
Ti avevo detto "Oh, mi raccomando, questa cosa non dirla. Te la sto dicendo perché mi dovevo sfogare". Ti avevo detto di non dirlo. Ti avevo detto che me la sarei vista da sola. Invece no.
Hai dovuto parlare. HAI DOVUTO FARMI INCAZZARE. 
MI INCAZZO PERCHE' TU TE NE FREGHI. So che siamo amici, e siamo ancora amici, perché io, al contrario di te, le situazioni le capisco. MA MI INCAZZO PERCHE' OGNI VOLTA CHE TI METTO ALLA PROVA, TU PUNTUALMENTE FALLISCI.
E fallisci perché, nella tua infinita presunzione, non ci pensi, che anche gli altri, ogni tanto, possano aver ragione. E io mi incazzo. 
Mi incazzo parecchio, Dude.

Alex V

4 commenti:

  1. ti auguro di portarti le amicizie di oggi per tutta la vita... purtroppo è difficile... molto spesso sorgono incomprensioni ma ancor più spesso invidie. Sono rarissime le persone che riescono a gioire per i successi di un amico...

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    1. Il mio problema con Dude è molto più banale: ha la lingua lunga. Cosa che ho anche io, ma alle parole di un amico do un peso diverso. E quindi vorrei che lo capisse e si comportasse di conseguenza.
      Alex V

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  2. Mi dispiace per Dude. Essere amici, come hai scritto, vuol dire anche capire le situazioni in cui ci troviamo. E allora incazzati, ma tenendotelo stretto.;)

    La prima parte del tuo post mi ha colpito molto. E riflettendo ho pensato a quante persone conoscessi prima di partire verso la Germania per un anno, a quante di esse si reputassero buoni amici, a quanto la "prova distanza-tempo" mi abbia dimostrato che le parole siano una cosa e i fatti un'altra.

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    1. Questo post è nato subito dopo che avevo cazziato pesantemente Dude. Quando l'ho scritto, Dude l'avevo già scusato: io in quest'amicizia ci ho scommesso tanto, in termini di emozioni, e per carattere non sono una portata a chiudere così, di punto in bianco.
      Per me Dude è, e rimane, un amico. Il mio amico.
      Questo non toglie che io non possa incazzarmi con lui se fa qualche stronzata. :)

      L'amicizia è una cosa complicata. Sotto tutti i punti di vista. Considerati fortunato perché hai persone, tra gli amici di "prima dell'Erasmus", che sono rimaste. Per gli altri, è stato bello finché è durato.

      Alex V

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