domenica 18 novembre 2012

Sottomarini gialli (e trichechi) nel centro di Roma

Quando Jhon Lennon disse che i Beatles in quel momento erano "più famosi di Gesù Cristo", non so se si sarebbe aspettato di mantenere se non il primato,o almeno la parità, almeno per i successivi 50 anni (e più).
Le cover band dei Beatles non solo fioccano ma fanno parecchio successo, e tutti i giovani conoscono i testi meglio delle preghiere (a questo punto, il parallelismo è quasi d'obbligo)

E così, quando già ero pronta con la mia tazza di tè in mano e una puntata di Grey's Anatomy al computer, mi arriva la telefonata del MioUomo:
-Sono in macchina sotto casa tua, scendi che suonano le cover dei Beatles!
Mi sono catapultata fuori, anche se pioveva.
E via in quell'Irish Pub a Piazza Venezia che appena entrata ti catapulta in una realtà anglosassone per modi e lingua, vista la quantità impressionante di inglesi, scozzesi e neozelandesi (vabbè, giocavano pure gli All Blaks...) che è parcheggiata lì da chissà quante ore con una birra in mano.
Insomma, sembra di essere ovunque nel mondo, fuorché a Roma, visto che mancano gli intercalari tipici che animano di solito un qualsiasi locale il sabato sera ("mortacci" "aò" e simili). 
E poi ecco i BeaTears, la cover band dei Beatles più in voga del momento (a quanto pare): Le Figarò e Clark c'erano andati il mese scorso e non hanno voluto perderli di nuovo!

Locale strapieno, solo posti in piedi con birra annacquata (e qui mortacci lo dico io...) ma bella musica, bella interpretazione (mai storpiata, mai eccessiva, mai noiosa) e soprattutto tanta tanta ironia.

Gente che canta, balla, tira fuori gli accendini al sentore di Hey Jude, con un età media del pubblico che dire 23 è tanto. 
Non siamo legati a un passato che non abbiamo vissuto, no.
Ah, e poi c'è una scatenatissima me che grida al MioUomo (tanto per allontanare eventuali scialbe e biondicce inglesine finto-sbronze):

Yes I'm gonna be a star
Baby you can drive my car
Maybe I love you...


Eppure, più che cover sono tutti omaggi ai Fab4. 
Che, credo, non potrebbero essere più felici di essere ricordati così. Ora et semper.


Alex V



2 commenti:

  1. io lo ammetto.
    la coverband la soffro un bel po'...
    non mi piace, non mi soddisfa, mi lascia con l'amarognolo alla gola...
    però i Beatles li amo... eccome se li amo!

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  2. bello pensare di non essere legati ad un passato che non si è vissuto. Non ci avevo pensato in questi termini. Significa, in un certo senso, che sei libero di sceglierti il passato che preferisci, di ritrovarti anche dove non potresti per spazio e tempo. Mi piace.
    Posso essere legata anche a posti che non ho visto.
    Bello, mi sento più parte di un tutto. Ne ho bisogno dopo aver visto certe foto su fb che ti straziano il cuore. Dovremmo sentirci più coinvolti anche a cose che succedono altrove. Va beh, scusa sto divagando. Ma il senso del commento era che le cose belle o brutte ci coinvolgono anche se non le viviamo in prima persona.
    Raffaella

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