domenica 24 marzo 2013

Porci con le ali

Ogni tanto mi fisso che mi devo educare. Nel senso che se sento per più giorni di fila un riferimento ad un determinato film o libro che ha fatto la storia, devo metterci le mani sopra, devo leggere, vedere e capire.

Porci con le ali, 1976, Radice e Ravera.

Scaricato ingloriosamente ed illegalmente.
Prima impressione: linguaggio diretto. Non si maschera dietro parafrasi o altro. Un libro che mia madre storcerebbe il naso e direbbe che non le è piaciuto, che non c'è bisogno di essere così volgari. Un libro che è stato scritto per la sua generazione.  Per la sua e quella di baba. Sarà anche per questo che non mi è piaciuto tanto leggerlo, mi è sembrato di sbirciare dal buco della serratura, come quando Lucia insiste per sapere i nomi delle ragazze che baba ha avuto prima di mutti.
Se ci si pensa è un clima che quelli della mia generazione non conosceranno mai: i collettivi, le sedute di autocoscienza... Non che i miei abbiano avuto tute queste esperienze rivoluzionarie. La Puglia degli anni 70, un paesino della Puglia degli anni 70 non è certo la Roma degli stessi anni. Baba probabilmente aveva l'eskimo e dalle foto so che portava la barba. Mutti era troppo impegnata a lavorare e studiare per mantenere la famiglia per interessarsi alla condizione della donna nella società, blablabla.
Quindi, una volta assodato che non posso sovrapporre i miei genitori a Rocco ed Antonia, i due protagonisti, posso andare avanti.

Carne e sesso, quel sesso delle prime volte, indeciso, insicuro, ma con la voglia di esplorare l'altro fino a rivoltarlo da dentro a fuori. Poco parlare, tanto fare. A volte anche inverosimile. Mi scopro più reazionaria di questi adolescenti di quarant'anni fa, non per le pratiche, è per il farlo, no, ma per la mentalità, il pudore che ho immaginato proverei in determinate situazioni.
Non è stato quindi il sesso a colpirmi. Un po' l'ambientazione. Un po' la storia.

Tanto la lettera che Antonia scrive a Rocco, alla fine del libro. Perché scrivere una lettera è una cosa dannatamente intima, scriverla a mano, con tutte le cancellature, il peso della penna su una determinata parola, arrotondare le lettere, aggiungere una virgola, rileggere e cercare di spiegare, aggiungere un trattino unico per la doppia t, e poi mandare, non avere la garanzia che l'altro l'abbia letta o ricevuta, altro che facebook con visualizzato alle.

Ed in questa lettera che Antonia scrive a Rocco, ecco, mi ci sono rivista o voluta rivedere. Una lettera che la ricopierei, magari non tutta, non pari pari, ma i concetti fondamentali, quelli che si sa che valgono per ogni storia. E la ricopierei a mano, arrotondando tute le lettere.

                                                                     Midori

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